Quali sono le differenze principali della viticoltura biologica Canovella rispetto a quella convenzionale?
1. Trattamenti antiparassitari
I due principali parassiti viticoli nella nostra zona sono funghi:
. peronospora ed oidio.
Entrambi agiscono superficialmente per contatto e vengono dilavati in caso di pioggia.
1.1 Viticoltura convenzionale
L'inizio del disastro ambientale in agricoltura si puo' far risalire agli anni '60 del '900 con l'introduzione di prodotti chimici "sistemici", cioe' che vengono assorbiti dalla pianta attraverso le foglie invece di agire per contatto.
Per esemplificare, e' lo stesso principio che viene utilizzato per gli insetticidi antipulci sugli animali domestici: le gocce della "pipetta" entrano in circolo nell'animale attraverso la pelle: il parassita trova il "principio attivo" (veleno) quando punge l'animale per succhiare il sangue...
Tali prodotti rispondono anche all'esigenza di allungare gli intervalli tra i trattamenti, senza problemi di perdita d'efficacia per dilavamento in caso di pioggia.
Rispetto alla tradizione secolare dei trattamenti bio, esiste quindi:
1.2 Viticoltura bio Canovella
Per contrastarli, storicamente si e' sempre fatto uso di:
. "verderame": solfato di rame tamponato con calce idrata
. zolfo in polvere
Il rame metallo tende ad accumularsi nel terreno, quindi bisogna cercare di limitarne l'uso al minimo indispensabile: il disciplinare bio (regolamenti CE) prevede un limite di 4 kg/ettaro/anno, in ulteriore diminuzione.
Grazie all esposizione favorevole dei nostri vigneti e ad una gestione attenta ad eventuali segnali di malattia, negli ultimi anni siamo riusciti a stare sotto i 2 kg/ha per stagione.
Nelle ultime stagioni e' diventato poi sempre piu' evidente il danno da estremi climatici, in particolare la temperatura eccessiva (>30 gradi C) per troppo tempo.
In queste condizioni anche rame e zolfo diventano purtroppo fitotossici per le piante: di fatto non possiamo utilizzarli dall'inizio di giugno in avanti.
Abbiamo quindi dovuto accelerare nella sperimentazione di metodi alternativi di protezione delle viti:
b. sfavorire le condizioni di proliferazione dei parassiti, mediante polveri adsorbenti (es bentonite), in grado di assorbire l'umidita' presente su foglie e grappoli
a. favorire la risposta immunitaria cercando di mantenere quanto piu' possibile sostanza organica nel terreno
Cominciano poi a vedersi i segni degli ulteriori effetti della "globalizzazione" (cioe' della follia collettiva che ormai domina la nostra vita quotidiana):
. mediante i continui spostamenti planetari di persone e cose
. e per effetto delle mutate condizioni ambientali (tropicalizzazione)
si diffondono anche da noi insetti esotici che non hanno predatori locali: in pratica un disastro annunciato...
. un rischio per l'agricoltore esposto in prima persona durante e dopo i trattamenti,
. un rischio per l'ambiente e le piante in se' (assorbimento di prodotti tossici, fino alle falde acquifere sottostanti),
. un rischio di isolare ceppi di parassiti sempre piu' resistenti
. e di trovare dei residui chimici anche nell'uva
Mentre nell'interfila (tra un filare e l'altro) risulta relativamente agevole (a parte la forte pendenza laterale) la gestione dell'inerbimento mediante trinciature periodiche, lungo la fila la presenza delle viti e la forte pendenza obbligano a lavorazioni del terreno o sfalci erba onerosi (tempo necessario e sforzo fisico in caso di interventi manuali) e critici (attrezzi sofisticati e particolare attenzione a non danneggiare le viti durante il passaggio).
Anche in questo caso negli ultimi decenni la chimica ha fatto miracoli (!): basta percorrere le piu' rinomate zone vitivinicole in primavera, quando inizia l'inarrestabile spinta vegetativa dell'erba infestante, per notare le strisce arancio lungo i filari per effetto dei disseccanti.
In alcuni vigneti (idem per i frutteti), i trattamenti ripetuti negli anni portano ad un evidente pulizia sotto le piante: l'erba non cresce piu'!
2. Diserbo su fila e interfila
2.1 Viticoltura convenzionale
2.2 Viticoltura bio Canovella
Nell'interfila (tra un filare e l'altro) la siccita' degli ultimi anni ha indotto la maggior parte degli agricoltori ad insistere con lavorazioni periodiche del terreno.
La disposizione dei filari da monte a valle (rittochino), invece che seguendo le curve isolivello (girocolle), completa il disastro ambientale.
Niente erba, niente sostanza organica, max dilavamento con i temporali estivi, ulteriore perdita di sostanza organica: il cerchio si chiude!
Anche in questo caso risultano determinanti i nostri prototipi ELETEV
In generale, si parla di "metodo di agricoltura biologica":
. il regolamento CEE 848/18 che disciplina la materia
. dovrebbe portare in primo luogo,
. tramite il rispetto per i terreni coltivati,
. al rispetto per la propria salute e per quella del prossimo.
. l'effetto cumulato di piu' elementi tossici, ciascuno presente in concentrazione limitata, puo' comunque risultare dannoso per l'organismo umano
Una volta c'era il ciclo virtuoso dell'utilizzo di letame bovino, con gli animali utilizzati in primo luogo per il lavoro nei campi ed a loro volta alimentati con prodotti non contaminati.
Oggi sfruttiamo l'energia solare e la meccatronica (materiali 98% riciclabili - www.eletev.com) per le lavorazioni.
Cerchiamo di mantenere un livello significativo di sostanza organica nell'interfila mediante trinciature ripetute, eventualmente integrando l'apporto energetico mediante prodotti organici a lenta cessione.
La spinta alla produzione quantitativa ha indotto a considerare la terra come una sostanza inerte, da condizionare a proprio piacimento mediante ripetute lavorazioni e prodotti chimici (concimi), interrati annualmente mediante attrezzi specifici al centro del filare.
3. Concimazione
3.2 Viticoltura bio Canovella
La cosa strana e' che gli agricoltori convenzionali che utilizzano tali prodotti "fitosanitari" sistemici, pur essendo naturalmente i primi esposti agli effetti tossici, pare non ne prendano consapevolezza, in una sorta di fatalismo utilitaristico.
Esiste la cosiddetta lotta integrata, nel cui disciplinare vengono posti alcuni limiti alla frequenza di utilizzo dei prodotti sistemici: l'attivita' di controllo, oltre che alla coscienza di ogni operatore, e' demandata al servizio tecnico delle associazioni di categoria.
I danni ambientali continuano sempre e comunque ad essere tranquillamente scaricati sulla collettivita'.
. E' risaputo che molti dei bilanci regionali (tutti?) sono cronicamente in perdita (si parla ormai tranquillamente di miliardi di euro), esclusa sempre ogni voce di debito vs l'ambiente per i danni spesso irreversibili fatti in passato e per quelli in corso;
. la spesa sanitaria e' una delle principali voci di bilancio
. destinata in primo luogo alla diagnostica (di cure reali ce ne sono purtroppo poche);
. mentre quasi ognuno di noi ormai ha vissuto una storia triste di parenti, amici o conoscenti colpiti da malattie degenerative,
. nessuno si preoccupa di fare delle indagini epidemiologiche per verificare la correlazione con l'impatto ambientale dell'agricoltura convenzionale (oltre che, naturalmente, delle altre attivita' antropiche);
. aumenta la necessita' di attingere a bilanci familiari per pagare prestazioni sanitarie private,
. mentre le istituzioni agricole regionali, spesso su spinta degli agricoltori stessi, insistono nell'utilizzo in deroga di prodotti fitosanitari sistemici: quasi che l'obiettivo finale fosse il completo cortocircuito del sistema vitale.
4. "Biofurbi": considerazioni finali
Purtroppo nelle pieghe del sistema bio e dei relativi regolamenti ci sono anche alcuni (pochi) che non rispettano le norme.
Nel corso della nostra attivita' e' capitato piu' volte di discuterne con agricoltori convenzionali, in particolare risicoltori, che sollecitavano le istituzioni regionali ad intervenire in modo repressivo verso i "biofurbi"...
L'approccio piu' certo per risolvere a monte il problema sarebbe in realta' semplicemente di vietare i prodotti chimici per tutti.
Questo naturalmente non viene accettato, rivendicando la capacita' dell'agricoltura convenzionale di produrre le quantita' necessarie a "sfamare" (poco importa la qualita' salutistica degli alimenti) la crescente popolazione mondiale... (e ad arricchire il portafoglio personale...)
La disquisizione sulla capacita' dell'agricoltura bio di soddisfare meglio di quella convenzionale le esigenze salutistiche della popolazione mondiale, considerando anche i problemi esistenti ed irrisolti di:
. spreco alimentare
. diffusa obesita'
. diseguaglianze sociali
. consumo indiscriminato di materie prime,
. crisi geopolitiche e spese in armamenti conseguenti...
sarebbe inevitabilmente lunga ed a quanto pare poco tollerata dalla maggioranza stessa della popolazione...
Per quanto ci riguarda resta lo scrupolo di agire almeno per soddisfare le esigenze della propria coscienza.
Nel frattempo la quantita' di prodotti chimici (pesticidi + fertilizzanti) utilizzati in agricoltura ha raggiunto valori impressionanti:
. solo in Italia (dati Istat 2019).
- 47 milioni quintali/anno di fertilizzanti
- 1,2 milioni quintali/anno di prodotti fitosanitari
. cioe' 90 kg/anno per abitante:
. esiste qualcuno che li produce (tipicamente fuori dall'Italia)
. qualcuno che li commercia (in Italia)
. e qualcuno che li sversa impunemente sul terreno, con il placet istituzionale
...
Sembra quasi una misura introdotta ad arte per istituzionalizzare l'utilizzo dei prodotti "fitosanitari", consentendo comunque e sempre all'agricoltura convenzionale l'accesso ai contributi agricoli previsti per ridurre l'impatto ambientale dell'agricoltura stessa.
Il fatto stesso che nei tristi anni di pandemia non si sia sentito spendere UNA parola a proposito dell'importanza della corretta alimentazione e dello stile di vita sano ed equilibrato per sostenere la nostra difesa immunitaria, purtroppo la dice lunga sulla sensibilita' corrente.
3.1 Viticoltura convenzionale
Nessun bilancio pubblico o privato (non parliamo della costituzione…) ha mai lontanamente previsto una voce di costo ambientale.
Quello che viene normalmente definito “debito pubblico” e’ solo un infinitesimo del “debito ambientale” accumulato negli anni, di cui non si trova nessuna traccia contabile.
Certo, a quanto pare nulla e’ cambiato anche dopo la certificazione ISPRA, gia’ molti anni fa, dell’inquinamento irreversibile del 60% delle falde acquifere del triangolo d’oro VC/NO/PV(+MI) … (tralasciamo per brevita’ le analisi dell’acqua dei depuratori urbani, con una stima di 30% di cosnumatori di sostanze stupefacenti…)
L'obiezione tipica di molti agricoltori convenzionali e': "non facciamola tanto lunga, lasciamo stare la coscienza, ... noi rispettiamo comunque i limiti di legge!"
Dopo Casale Monferrato e la Lomellina, negli anni '80 l'inquinamento venne "scoperto" anche nella ricca Vigevano: un residente ci raccontava che, dopo un mese di blocco dell'acquedotto comunale per raggiunti limiti di inquinamento, pensa e ripensa ad una soluzione efficace ed efficiente, la decisione istituzionale fu infine presa: scavare un pozzo 50 mt piu' profondo e contestualmente alzare la soglia di tolleranza per i residui nell'acqua potabile!
Nessun dubbio che alla quantita' corrisponda anche sufficiente qualita' ed adeguatezza di principi attivi alimentari per sostenere adeguatamente la salute pubblica?
Ogni rassicurazione sull'argomento e' affidata alle Doc/DOP ed alla loro ferrea applicazione.
La legge si adegua nel tempo alle esigenze del popolo:))
Anche la lingua italiana: la situazione venne quindi "attenzionata".
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/03/28/rabbia-paura-sete-nei-paesi-avvelenati.html
L'utilizzo di compost vegetale autoprodotto, a partire dallo sfalcio dei ns prati, dalle vinacce dell'uva e dal cippato della pulizia periodica di siepi e rive, con l'aggiunta di essenze officinali, completa l'opera.
Nel sentire comune per molto tempo e' sembrato che l’inquinamento, come la mafia, non esistesse.
> 1 Viticoltura bio