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Goccio Rosso

Vino Biologico  

senza solfiti aggiunti,  

non filtrato, vegano

BIO

TM

Goccio Rosso

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Il prezzo di Goccio Rosso e'  equo?

Equo per il produttore o per il consumatore? ... e per l'ambiente?

Equo per il produttore:

Secondo le classiche teorie economiche, il prezzo teorico sarebbe = (somma dei costi dei fattori di produzione, tasse comprese, e della remunerazione del capitale investito, rispettando naturalmente i moderni canoni ESG - Environment, Social, Government) diviso per (il numero di bottiglie prodotte).

Seguendo questo principio, sarebbe poi sufficiente rivolgersi a consumatori che siano in grado di pagare il prezzo cosi' determinato...

Gia', ma chi sono oggi i consumatori del vino?

A parte le considerazioni salutistiche sulle bevande alcoliche e su tutti gli additivi utilizzati (vedi "Approfondimenti-vino bio" e "Vino e salute"), dal punto di vista della sola possibilita' economica di acquisto/consumo e dello stile di vita corrispondente il mondo si va polarizzando sempre di piu' (come per tanti altri prodotti alimentari e non).

Equo per il consumatore:

Probabilmente e' quello che pensano anche tanti produttori, che cercano di qualificare la propria produzione come "alto di gamma", dando un riconoscimento implicito alla categoria di consumatori a cui cercano di rivolgersi.

l'"alto di gamma" e' implicitamente definito dalla categoria stessa di consumatori che, per definizione, sono in grado di scegliere  e di concedersi il meglio della vita (almeno piu' costoso, non necessariamente piu' salutare), senza nessuno scrupolo, ed hanno fisico e organismo in grado di reggere ritmi, pranzi e bevande proposti di volta in volta "fuori casa": il consumo in famiglia tra le mura domestiche in questi casi sembra non essere rilevante.

Se il produttore e' in grado di soddisfare queste esigenze, automaticamente anche il suo prodotto diventa "alto di gamma".

Le ultime statistiche globali  (2021)

. 1% della popolazione detiene il 50% della ricchezza netta

. 10% superiore degli adulti detiene l'85%

. il top 30% degli adulti detiene il 97% della ricchezza totale

Basterebbe quindi intercettare tale piccola % di consumatori cosiddetti "altospendenti" per poter applicare il prezzo teorico, aggiungendo anche una buona dose di utile, e cercare magari di autoincludersi di conseguenza in quella stessa categoria.

Nel frattempo, il debito globale detenuto da famiglie, imprese, banche e governi pare aver raggiunto la cifra iperbolica di

300 mila miliardi di dollari.

Naturalmente nessun bilancio pubblico o privato contabilizza il debito verso l'ambiente, la cui entita' risulta quindi del tutto incognita, sempre sottostimata (piu' che verosimilmente un multiplo del debito globale di cui sopra)

Prezzo teorico per pochi

Il discorso si farebbe lungo e complesso se andassimo poi a verificare chi sono, e con soldi prodotti come, i clienti tipo dei ristoranti di massimo prestigio.

Ci sarebbe da discutere dello scrupolo di coscienza del produttore che rincorre questo tipo di consumo, facendo periodicamente il giro del mondo?

Che dire del prezzo delle bottiglie magnum di "bollicine" sversate a terra dai campioni al termine delle piu' rinomate competizioni?

Nel prezzo equo vogliamo considerare implicito anche il costo di jet privati e/o elicotteri con cui si muovono quotidianamente molti dei piu' prestigiosi consumatori, alcuni produttori stessi, addirittura alcuni dei piu' seguiti enologi consulenti?

E dei produttori di vino che si fregiano del prestigio di essere i fornitori prescelti per questo tipo di consumo cosi' importante?

Quindi cercarli e seguirli in capo al mondo, magari frequentando i ristoranti italiani piu' blasonati, per far conoscere i propri prodotti e spingerne il consumo a scapito di concorrenti meno abili.

In quest'ottica diventerebbe allora prioritario concentrarsi su:

- massimo scrupolo per i canoni enologici piu' in voga

- elaborate tecniche di vinificazione

- confezione curatissima

- estrema dedizione commerciale per cercare e mantenere i clienti che possono condividere questa impostazione

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La situazione si e' talmente involuta negli anni che probabilmente alcuni di questi consumatori privilegiati, a forza di vedere esposti i prezzi iperbolici delle bottiglie consumate al ristorante, decidono loro stessi che sia giunto il momento di investire nella produzione di vino, anche solo per diversificare il proprio portafoglio...

Il prezzo equo sembra sia di solito identificato con quello che puo' essere sostenuto per un prodotto bevibile (cioe' con discreta soddisfazione del palato e senza evidenti effetti collaterali), senza dover mettere in discussione tutti i punti fermi ed intoccabili del proprio bilancio familiare (in ordine di presunta importanza):

Se invece considerassimo la maggior parte della popolazione residua, che di solito consuma il vino durante i pasti entro le mura domestiche, quale potrebbe essere il prezzo ritenuto equo?

Prezzo teorico per gli altri

- mutuo per la casa (prima o seconda, non importa se gonfiato dall'onda dei tassi a zero e delle spinte bancarie e sociali degli ultimi 15 anni)

- mutuo per l'automobile (ci sarebbe da scrivere un libro solo sul rapporto tra individuo/auto, relativa impronta carbonica/status sociale/ambiente e travaso insostenibile di risorse economiche dai bilanci familiari)

- mutuo per le vacanze, tempo libero ed  l'elettronica di consumo

- spese per l'istruzione dei familiari (sull'istruzione e la sua evoluzione negli ultimi decenni ci sarebbe un altro capitolo infinito)

- spese sanitarie, in continua progressione per i servizi a pagamento

- spese alimentari: le uniche su cui poter risparmiare, tenuto conto delle altre voci di spesa intoccabili e del fatto che nessuno, anche nei 2 anni terribili di pandemia, si e' mai sognato di spendere UNA parola sull'importanza dell'alimentazione di qualita' per sostenere la  risposta immunitaria del ns organismo.

(Considerando anche l'incidenza delle tasse sui consumi (iva, 22% in Italia) risulta evidente, se ce ne fosse ancora bisogno, di quanto ad ogni acquisto siamo tutti (o quasi) "servitori dello Stato")

- potere d'acquisto in costante calo

- pressione fiscale sempre importante

Il prezzo di una bottiglia di vino e' univoco?

"zero", quando il produttore assapora la gioia di condividere il frutto del proprio lavoro regalando una bottiglia, come da tradizione per chi arriva dalla campagna (senza scomodare i polli di Renzo Tramaglino: la fantasia del Manzoni non avrebbe mai immaginato che 150 aa dopo di lui ci fosse poi la necessita' di compilare un "registro omaggi" per assolvere i sopraggiunti obblighi fiscali...)

In realta' normalmente esistono diversi prezzi di una stessa bottiglia:

Qualche correlazione con il prezzo equo per il produttore?

Sembrerebbe proprio di NO!

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Volendo spingerci ancora oltre con il ragionamento, potremmo allora chiederci:

In funzione del numero di passaggi commerciali prima di arrivare al consumatore finale, esiste un prezzo intermedio che il consumatore finale di solito non conosce, ma a cui vorrebbe inconsciamente avvicinarsi.

Spesso si leggono sui giornali recensioni del tipo "i migliori vini sotto i 10, 15 ... 100 euro e via cosi' all'infinito".  

Naturalmente nessuno dei recensori si sogna di indicare dove ed in quale istante viene scattata la foto del prezzo:

- prezzo all'origine, all'uscita dalla cantina?

- al supermercato?

- in enoteca?

- al ristorante/horeca?

- online, con consegna a domicilio, compreso imballo speciale e spese di spedizione?

Con la stessa ipocrisia, quando la bottiglia viene consumata al ristorante, il consumatore di fatto autorizza il ristoratore ad applicare un ricarico "multiplo", di solito in funzione della gerarchia sociale del locale stesso e del prezzo della bottiglia all'uscita dalla cantina (meno costa all'origine e maggiore e' il ricarico percentuale!)

Per quanto riguarda la vendita online, visto che ormai e' spesso una effettiva necessita' anche per avvicinare finalmente produttore e consumatore, forse e' il caso di chiarire che in realta' la spedizione non e' mai gratuita, ma in alcuni casi semplicemente assorbita dal produttore/venditore.

Per spedire 6 bottiglie, 8/10 kg nel caso di vetro leggero, qualsiasi corriere addebita ormai (con tutti gli extra) 14 euro+iva.

Molti si sono ormai abituati a ragionare in termini di cultura "prime": "sono libero di ordinare anche solo un chiodo alla volta, tutte le volte che mi serve, il resto non e' problema mio..."

Risulta evidente che ordini di almeno 12 bottiglie lasciano un po' di respiro anche al produttore.

Tale costo non aumenta proporzionalmente con il peso.

A questo si aggiungano l'imballo speciale (3 euro) ed il tempo di gestione del singolo ordine.

Pochi consumatori mostrano sensibilita' per questi aspetti e per lo sforzo che alcuni produttori fanno verso di loro.

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Equo per l'ambiente:

Quando viene testato un missile intercontinentale,

o quando deve cadere un satellite o il razzo di una navicella spaziale,

o ancora testata la stabilita' di una portaerei ad eventuali esplosioni atomiche ,

o semplicemente pensando allo scarico dei fiumi con l'acqua "limpida" dei campi agricoli convenzionali (non bio) e dei depuratori comunali (compresi i residui di sostanze stupefacenti consumati da % rilevanti della popolazione, ormai accertati senza pudore nei depuratori della maggior parte di regioni europee),

o ancora il carico infinito di microplastiche e quant'altro,

e' sufficiente che finiscano in mare perche' nessuno se ne preoccupi...

Dovremmo forse preoccuparci dei danni generati dagli agricoltori/monocoltori negli ultimi 60 anni, da quando e' iniziata la rivoluzione della chimica e della meccanica industriale?

Stiamo scherzando?!

Come gia' accennato, il costo ambientale non e' mai stato considerato in nessun bilancio pubblico o privato.

L'ambiente? Di cosa stiamo parlando?

Preoccuparci, anche se tali danni sono tutt'ora in corso, con il placet istituzionale di comuni, regioni e governi nazionali, cioe' di fatto della maggioranza (votante) del popolo stesso?

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L'anticonformismo che cerchiamo di attuare nella conduzione agricola trova riscontro, oltre che nell'originalita'  delle etichette (naturalmente ridicole per qualsiasi tavola di ristorante), anche e soprattutto nel prezzo delle bottiglie al pubblico.

Da diversi anni il prezzo da noi proposto e'  su valori minimi, con un rapporto qualita' /prezzo decisamente favorevole per il consumatore.

Complici anche gli estremi climatici, le basse rese ad ettaro,   la complessita’ della gestione bio delle vigne  in forte pendenza, la vinificazione senza additivi (...) e l'affinamento pluriennale in cantina giustificherebbero un prezzo molto piu'  elevato (multiplo).

Si tratta, di fatto, di un prezzo  che non copre i reali costi di produzione (e distribuzione), ma che deriva da:

La nostra  strana  disponibilita'  a lavorare con basse aspettative di reddito e reinvestendo in ricerca tutte le risorse disponibili potrebbe diventare la norma per tutti, nel momento in cui si arrivasse finalmente a ridefinire le attuali regole sociali: cioe' probabilmente in una vita futura, vista la predisposizione ormai globale a non seguire assolutamente gli esempi virtuosi ...

indisponibilita'  ad accettare la logica corrente di un economia basata sul debito e sulla necessita'  della sua remunerazione.

volonta'  di rendere disponibile un prodotto di qualita'  anche ai consumatori con minore capacita'  di spesa

costante ricerca di strumenti innovativi per migliorare le condizioni di lavoro e ridurre i costi di gestione (vedi la pluriennale sperimentazione dei mezzi elettrici  Eletev)

E Goccio Rosso?

www.eletev.com

Abbiamo adottato la stessa impostazione nella proposta online (Perche' Amazon?: vedi FAQ/Acquisti), anche se non tutti si rendono ben conto dello sforzo che stiamo facendo (vedi poco sopra le note sui reali costi di spedizione)

Di fronte a questa complessita' (il lettore attento perdonera' la leggera nota di sarcasmo nelle considerazioni di cui sopra) e' evidente che nessuno puo' avere una formula magica.

Si puo'      solo cercare di fare il meglio per essere almeno in pace con la propria coscienza, senza nessuna pretesa di essere esempio virtuoso da seguire.

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Servirebbe forse un prezzo "dinamico", lasciando al consumatore la possibilita' e la responsabilita' di remunerare il produttore in modo variabile in funzione della propria sensibilita', soddisfazione nel consumo del prodotto  e capacita' economica?

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Prezzo "dinamico"?

Il sillogismo appare chiaro:

Considerando che le principali cantine nazionali pubblicano bilanci annuali abbastanza precisi, e' sufficiente dividere il valore dei ricavi per il  n. di bottiglie vendute per farsi un'idea orientativa del prezzo medio di vendita delle bottiglie all'uscita dalla cantina.

> 5 Prezzo equo

Da dove arriva, se non dalla lavorazione estrema dei campi coltivati, buona parte della terra (fango) che scorre con l'acqua nelle ormai periodiche devastanti alluvioni?

Approfondimenti